Siamo stati in molti, in questo fine settimana, ad esserci smarriti nel leggere la notizia (comparsa su  quotidiani e social networks) per il contenuto del post con cui lo studio legale milanese LabLaw si è compiaciuto per il premio vinto per l’assistenza fornita alla GKN Italia nella chiusura dello stabilimento di Campi Bisenzio e per la conseguente procedura di licenziamento dei suoi 430 lavoratori.

Sono stati presentati esposti all’Ordine degli Avvocati di Milano per l’ipotizzabile violazione delle norme deontologiche, per l’omessa precisazione che la GKN è stata condannata dal Tribunale del Lavoro di Firenze per condotta antisindacale e che è stata annullata la procedura di avvio del licenziamento collettivo.

 

Come Sindacato Avvocati, e con noi molti Colleghi ed Associazioni forensi, siamo indignati e amareggiati; non vi sono risposte o verità elementari che possano giustificare un tal genere di post.
La riforma del Codice deontologico del 2016 ha dettato il superamento dei vincoli legati al mezzo informativo, ma non ha in alcun modo autorizzato il superamento dei canoni deontologici e dei doveri e responsabilità cui è tenuto l’avvocato.
Agli occhi dell’opinione pubblica l’avvocato, anche in questa particolare fase storica della nostra professione, continua a impersonare gli ideali di giustizia e difesa dei valori costituzionali e il suo agire deve essere improntato ad una condotta che preservi quest’immagine, utilizzando i social networks in modo responsabile. Tanto più che la notizia riguarda la vicenda della GKN, storico stabilimento del settore automotive del territorio campigiano, oggi di proprietà del Fondo Finanziario Melrose, che sta ponendo, ormai da più di quattro mesi, all’intera società l’importante questione della continuità produttiva di una fabbrica che, sebbene in buona salute, si vuole chiudere per delocalizzare la produzione fuori dall’Italia, nei paesi dove il costo della manodopera e la tutela dei diritti sono inesistenti e dunque più alto è il profitto.

Il Collettivo di Fabbrica ed i lavoratori, che da mesi sono in lotta, hanno creato una grande mobilitazione locale e nazionale e pongono temi importanti: quello del lavoro, del posto di lavoro come un corpo di diritti e patrimonio collettivo che non può essere meramente sacrificato al profitto; quello dell’assenza dal nostro ordinamento giuridico di una legge che attui l’articolo 41 della Costituzione; quello di mettere mano all’attuale legislazione sulle delocalizzazioni, vietando il sempre più diffuso “dumping” sociale-retributivo e fiscale; quello di aver formulato una ipotesi normativa “antidelocalizzazione” (fatta propria da alcuni parlamentari) per la conservazione di una realtà produttiva sana e volta a colmare una lacuna normativa della legge n. 223/91 che regola i licenziamenti collettivi, non avendo previsto una procedura per le imprese che intendono chiudere un sito produttivo per ragioni non determinate da squilibrio patrimoniale o economico-finanziario che ne renda probabile la crisi o l’insolvenza.
Questa è la realtà dello stabilimento fiorentino contrastata “proattivamente” dal datore di lavoro GKN.

Nella generalizzata sensazione di ansia per il futuro che stiamo vivendo, per competere nel mercato dei servizi legali sembra ormai necessario migliorare l’organizzazione degli studi puntando sui processi aggregativi, sulla trasformazione digitale, sul legal-marketing (inteso come pubblicità informativa veicolata in modo veritiero e nel rispetto dei divieti ancora esistenti), cercando di intercettare nuovi ambiti per lo svolgimento dell’attività.
Detto ciò, la funzione svolta dall’Avvocatura, con il suo sapere e con il suo apparato etico e deontologico, continuerà ad essere fondamentale solo se accompagnata dalla riqualificazione e non dalla squalificazione professionale.

Quello che ci fa riflettere e ci fa interrogare è che se apparire sui social networks, anche con notizie di questo segno, può essere una conseguenza dei cambiamenti indotti dalla crisi delle professioni pre-post-pandemia e dalla sempre più agguerrita concorrenza nel “mercato” legale, che ha sconvolto le tradizionali pratiche di lavoro e di comunicazione degli avvocati, tuttavia quello di cui dovremmo preoccuparci non è solo di restare a galla fino al raggiungimento della pensione, ma di quale sarà il nostro lascito etico nel tempo.

Grazie per la Vostra attenzione.

Il Consiglio Direttivo del Sindacato degli Avvocati di Firenze e Toscana