Gent.mi Colleghe e Colleghi,

come noto il Sindacato Avvocati di Firenze e Toscana da molti anni segue con attenzione i temi previdenziali e da altrettanto tempo è impegnato a fornire a tutti i colleghi del foro assistenza ed aggiornamento costante su tutte le problematiche di carattere previdenziale ed assistenziale.
Riteniamo quindi che sia nostro compito informarVi di quel che sta accadendo in questi mesi all’interno del nostro Ente previdenziale, anche visto che nessun altro avverte la necessità (o il dovere) di farlo, sebbene tali accadimenti molto presto impatteranno in modo rilevante sulla vita di tutti noi.
Dopo relativamente pochi anni dall’ultima riforma (entrata definitivamente in vigore nel 2021) in Cassa Forense è attualmente in corso di approvazione una nuova riforma del nostro sistema previdenziale.
Di tale riforma ad oggi si sa ben poco, gli organi del nostro Ente previdenziale ritengono infatti di non doverne condividere i contenuti all’esterno, appellandosi alla natura tecnica di certe scelte ed ai vincoli ed ai controlli di legge cui il nostro Ente è soggetto.
Orbene, pur non negando l’esistenza dei vincoli citati e dell’inderogabile esigenza di sostenibilità del sistema, noi riteniamo che le strade che possono condurre ad ottenere il risultato auspicato (la sostenibilità) siano molteplici e che la relativa scelta comporti un margine di arbitrio che ha natura prettamente politica e che, in quanto tale, ben potrebbe e dovrebbe essere condivisa con la categoria.
Nei prossimi mesi probabilmente il leit motiv sarà che le ragioni che hanno condotto Cassa ad intervenire nuovamente sul sistema sono da ricondurre ai recenti accadimenti (in particolare la pandemia) che hanno prodotto sconvolgimenti economici senza precedenti.
Dunque, attribuire alla pandemia le cause della crisi della professione, dei suoi redditi e quindi del sistema previdenziale, è semplicemente falso. Il covid in realtà ha funzionato solo come un fenomenale acceleratore di fenomeni che vengono da molto lontano.
Le previsioni svolte in passato erano basate su una crescita costante del numero degli avvocati, alla quale era legata la sostenibilità del sistema previdenziale (ricordiamo che, in un sistema a ripartizione come il nostro, i contributi degli iscritti vanno a finanziare le pensioni in corso di erogazione). Non vi è, tuttavia, chi non veda come tali previsioni non fossero plausibili.
Era chiaro, infatti, che la crescita dei numeri della professione fosse destinata, prima o poi, a rallentare, semplicemente perché il mercato dei servizi legali non può assorbire un infinito numero di avvocati.
Prova ne sia il fatto che la crescita del numero dei colleghi è rallentata già fin dal 2015 (ved. il rapporto Censis sull’avvocatura 2022). Tutti sappiamo, peraltro, che la professione è sempre meno attrattiva per i giovani.
Il bilancio tecnico appena pubblicato (31/03/22) è in tal senso illuminante laddove prevede una costante diminuzione del numero degli iscritti fino a raggiungere le 144.000 unità nell’anno 2054.
Tale proiezione, per quanto a molti possa sembrare una buona notizia, da un punto di vista previdenziale costituisce in realtà motivo di forte preoccupazione.
Il sistema prevede infatti un punto di rottura nell’anno 2042, quando il saldo previdenziale diverrà negativo, le entrate contributive saranno cioè inferiori alle uscite per trattamenti previdenziali/assistenziali e tale sbilanciamento sarà compensato esclusivamente dalle rendite del patrimonio finanziario.
Orbene, da quel poco che ci è dato sapere, pare ormai certo che, per “correggere la rotta”, il Comitato dei Delegati di Cassa Forense sta approvando il definitivo passaggio al sistema contributivo.
Tale scelta dovrebbe avvenire su base di anzianità, dovrebbe cioè essere applicata soltanto a coloro i quali hanno un’anzianità di iscrizione inferiore ad un certo numero di anni (presumibilmente fra i 15 ed i 20). Per tutti gli altri si continuerebbe ad applicare il metodo retributivo ma applicando, molto probabilmente, un indice moltiplicatore più penalizzante (da 1,40 ad 1,30).
In buona sostanza, quindi, l’importo delle future pensioni della gran parte dei colleghi oggi iscritti (la generazione dei 40/50 enni) subirebbe un ulteriore peggioramento rispetto ai colleghi più anziani. La qual cosa desta francamente notevoli perplessità: ancora una volta, infatti, si cambiano le regole del gioco mentre la partita è ancora in corso e lo si fa a discapito di una generazione che non ha il tempo o le risorse per andare ad arricchire il proprio (magro) futuro previdenziale.
Tutto ciò mentre non si interviene minimamente sui privilegi di chi, ancora oggi, gode di trattamenti per i quali non ha debitamente contribuito.
A ciò si aggiunga che anche l’integrazione al trattamento pensionistico minimo, nella riforma in corso di approvazione, parrebbe prevedere un sensibile peggioramento e che, con buona probabilità, anche la contribuzione è destinata a crescere.
Orbene, di tutto questo, ripetiamo, non è dato conoscere che voci di corridoio, allo stato il nostro Ente previdenziale non intende infatti minimamente condividere il percorso e le ragioni di una riforma che, tuttavia, impatterà in modo drammatico sulla vita di molti di noi.
Appare tuttavia quanto meno sospetto che questa riforma veda la sua definitiva approvazione solo DOPO le imminenti elezioni per il rinnovo del Comitato dei Delegati.
Noi riteniamo che sarebbe stato più onesto e lineare approvarla PRIMA del passaggio elettorale, di modo che gli elettori abbiano la possibilità di giudicare i Delegati uscenti (qualora ricandidati) sulla base del lavoro svolto e delle scelte operate.
Il Sindacato, attraverso l’Associazione Nazionale Forense (cui aderisce), ha provato a chiedere a Cassa Forense di poter conoscere nel dettaglio l’ipotesi di riforma in corso di approvazione, onde provare a dare il proprio contributo di idee e di proposte, tuttavia con scarso successo.
A quanto pare Cassa Forense considera sé stessa una monade, quasi non fosse parte di un più ampio sistema che regola la vita dei circa 240.000 avvocati italiani (e delle loro famiglie) e quasi non dovesse render conto del proprio operato anche a loro.
Occorre ribadirlo, certe scelte non rispondono esclusivamente a criteri di carattere tecnico/economico, esse conseguono anche a valutazioni di carattere prettamente politico e su queste noi riteniamo di avere il diritto di dire la nostra.
Riteniamo che l’ennesimo sacrificio cui la gran parte di noi sarà chiamata, debba essere oggetto di maggiore condivisione e trasparenza; è necessario attuare un percorso di riforma nel quale sia opportunamente coinvolta la c.d. “avvocatura di base”.
Anche per questo motivo il Sindacato ha presentato la propria lista elettorale alle imminenti elezioni per il rinnovo del Comitato dei Delegati di Cassa Forense.
Grazie all’esperienza decennale del nostro sportello previdenziale, che ci ha consentito di aiutare centinaia di colleghi, siamo oggi in grado di presentare al Foro una lista di colleghi di indubbia e provata preparazione ed esperienza che si propongono anche di portare in Cassa Forense le esigenze dei colleghi fiorentini:

PER CASSA FORENSE SCEGLI LA COMPETENZA,
VOTA LA LISTA N.2

“IL SINDACATO PER CASSA FORENSE”.

 

Le elezioni si terranno i giorni 26. 27, 28, 29 e 30 settembre dalle ore 9 alle ore 13 presso i locali del Consiglio dell’Ordine di Firenze.