Riportiamo, qui di seguito in virgolettato, il testo del comunicato inviato ieri alla Presidente del Tribunale di Firenze e per conoscenza al Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Firenze, inerente alla richiesta delle copie cartacee di cortesia avanzata da alcuni giudici. 

“A seguito di alcune segnalazioni pervenuteci, il Sindacato Avvocati di Firenze e Toscana è venuto a conoscenza “dell’invito” (la cui foto allego alla presente) affisso sulla porta dell’aula d’udienza (IV piano) del Giudice Dr Enrico D’Alfonso, riguardante la richiesta di deposito, da parte degli avvocati, di “un fascicolo cartaceo di cortesia contenente copia di atti e di documenti, da aggiornare di volta in volta con copia cartacea di cortesia di memorie istruttorie, comparse conclusionali, note autorizzate etc.. al fine di facilitare la consultazione degli atti”.

Orbene Presidente, non Le nascondo lo stupore per una simile richiesta, considerato che ritenevamo oramai ampiamente superata la questione delle c.d. “copie di cortesia”, visto che fin dal primo giorno dell’entrata in vigore del PCT la posizione espressa dall’avvocatura del Foro fiorentino è stata quella di ritenere irricevibile ogni richiesta proveniente dagli Uffici Giudiziari e diretta ad imporre tali ulteriori ed ingiustificati oneri a carico degli avvocati.

Già il Suo predecessore, Dott. Ognibene, con le missive datate 14.11.2014 e 12.01.2015, affermava in modo chiaro e condivisibile che “in nessuno modo possono essere addossati all’avvocatura oneri stessi che non solo la legge non prevede ma che anzi formalmente esclude”. Leggere oggi, a distanza di anni ed in una fase di piena operatività del processo civile telematico, tale “invito” rivolto agli avvocati, affisso sulla porta di un Magistrato, rischia di vanificare tutti quei proficui rapporti di collaborazione fra le componenti dell’Avvocatura e della Magistratura e che auspichiamo possano essere portati avanti nell’interesse generale degli “operatori” e degli “utenti” del sistema giustizia.

Occorre ricordare l’ingente sforzo, anche economico, profuso dall’intera Avvocatura per favorire l’entrata in vigore del processo telematico, sforzo che – ripeto – rischierebbe tuttavia di venire vanificato da richieste palesemente improvvide come quelle in oggetto.

Tali richieste appaiono, oltretutto, ancor più anacronistiche nel momento in cui le recenti modifiche normative sono orientate in senso totalmente contrario, introducendo meccanismi premiali in favore degli avvocati che facciano un uso più intensivo ed evoluto del PCT, riconoscendo loro una maggiorazione nelle liquidazioni dei compensi giudiziali.

Come è noto la legge prevede che “Il giudice può ordinare il deposito di copia cartacea di singoli atti e documenti per ragioni specifiche” (art. 16bis comma 9 del D.L. 179/2012 introdotto dalla Legge di conversione n. 221/2012), circoscrivendo così tali ipotesi a singole e circostanziate fattispecie.

Infine, dobbiamo ricordare che, una simile prassi, se avallata e fatta propria dall’Ufficio, rischierebbe di ingenerare gravi problematiche in punto di conformità fra atto cartaceo e atto digitale.

Possiamo comprendere le difficoltà incontrate da alcuni Giudici (in verità sempre meno) nell’adeguarsi alle novità normative e tecnologiche, manifestando resistenze alla lettura di lunghi documenti giudiziari sullo schermo di un pc; tuttavia dobbiamo rilevare. ancora una volta. come di dette difficoltà non possa e non debba assolutamente farsi carico il singolo avvocato, anche sopportandone i relativi costi.

Pertanto, Sig.ra Presidente, auspichiamo un Suo intervento coerente con i percorsi già congiuntamente intrapresi in questi anni fra avvocatura e magistratura.

Con ossequio.

Il presidente del Sindacato degli Avvocati di Firenze e Toscana

Avv. Alessandro Mori”